Perché la guerra? Perché l’educazione?

Marta Mariani, docente di lettere e dottore di ricerca in italianistica, terrà una lezione divulgativa sul carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud.

Per prenotare un posto ed assistere alla lezione non dimenticare di compilare questo modulo!

Perché una lezione sulla guerra e sull’educazione?

Ci troviamo immersi in un’epoca non così confortevole. Pandemia, guerra, transizioni sistemiche sono al centro del battage mediatico e, soprattutto, al centro delle nostre vite. La dimensione della precarietà dell’esistenza o, come direbbe Freud, della caducità, si fa ormai sempre più chiara, tanto da essere ineludibile.

Vale la pena di capire come immaginarono di risolvere l’odio, la guerra e il rancore sociale le più grandi menti pensanti del Novecento

Un interessante scambio di lettere tra intellettuali

Agli inizi degli anni Trenta, quando ancora la Seconda Guerra mondiale poteva forse essere evitata, Albert Einstein scrisse una lettera indirizzata a Sigmund Freud. Lo scienziato, nientemeno che il genio della relatività, volle chiedere il parere del padre della psicoanalisi: voleva sapere dal grande analista dell’animo umano e dei recessi della psiche, in che modo si potesse evitare la guerra.

Freud rispose, al «Caro signor Einstein» nel settembre del 1932. Trattò temi fondamentali come la questione dell’etica, del diritto e della violenza. Espresse le sue ovvie riserve, ma dichiarò senza mezzi termini una ferrea convinzione.

Tutto ciò che promuove l’evoluzione civile, lavora a contrastare l’orrore della guerra.

Sabato 5 novembre alle 10:30

Il nostro appuntamento con la Professoressa Marta Mariani, previsto nella mattinata del primo sabato di novembre, potrà essere un’ottima occasione per approfondire le opinioni dei celebri pensatori e scienziati. Noi di Ohana crediamo infatti che la promozione della cultura possa alimentare la fiducia nel domani, nelle persone, nel senso di comunità.

L’ingresso è libero! Non mancare!

Camp

Camp

Ohana Camp è un servizio dedicato ai ragazzi, pensato per consentire loro di immergersi nella natura!

Cosa si può fare

Nel Camp di Ohana si può respirare a pieni polmoni un’aria incontaminata! I protagonisti del Camp, adolescenti e preadolescenti, potranno ascoltare i suoni della natura e condividere attività ludiche o ricreative.

Uno “zaino” di esperienze

Durante il Camp imparerai a mettere nel tuo “zaino” i valori più importanti. Gli educatori, gli assistenti sociali i pedagogisti ed i tutor di Ohana ti aiuteranno a far tesoro degli insegnamenti più preziosi!

Quali obiettivi?

Gli scopi principali del Camp sono:

  • raggiungere un maggiore benessere personale;
  • imparare a coltivare delle relazioni sane e positive!

Le metodologie

L’esperienza è maestra, è da lei che apprendiamo tutto ciò che possiamo capire della vita! Ecco perché Ohana preferisce l’approccio esperienziale. Solo vivendo direttamente, da protagonisti, possiamo agevolare il processo di crescita e di consapevolezza.

La vera chiave: le emozioni

Il presupposto di Ohana è questo: scopriamo chi siamo mentre facciamo nuove esperienze. Appunto queste esperienze ci insegnano delle cose mediante le emozioni.

Ti è mai capitato?

Quella volta che un gioco, una dinamica, una parola… ti ha reso un po’ triste… oppure quella volta che hai sentito dentro di te un forte entusiasmo… Cos’è successo veramente?

Ohana ti aiuta, con queste domande guida, a trarre il massimo vantaggio dall’ascolto di sé e degli altri.

Il Camp 2021

Per l’edizione 2021, il Camp di Ohana si è svolto in Abruzzo, presso la località di Civitella Alfedena, nell’area del famoso Parco Nazionale, durante la seconda metà di luglio. Il tema principale delle attività era orientato ad esprimere un diritto fondamentale della persona:

il diritto ad essere luce!

Come è andata?

Abbiamo rivolto questa domanda ad alcuni genitori dei ragazzi che hanno partecipato al Camp 2021. Le risposte ricevute mettono in evidenza quanto gli adolescenti, i preadolescenti e le famiglie hanno saputo trovare in Ohana:

Positività e valori

«Grazie per aver fatto sì che i nostri figli trascorressero del tempo a contatto con la natura. Grazie per aver trasmesso loro dei sani valori! [@Mamma di C.]

«Grazie per il vostro aiuto nella sua crescita personale!» [@Papà di L.]

«Ringrazio Dio tutti i giorni per i riscontri positivi che riceviamo. Sono segnali che ci ripagano dei momenti di sofferenza che abbiamo attraversato. Grazie per averci aiutato a sbocciare!» <3 [@Mamma di S.]

Crescita e bellezza interiore

«Sono molto contenta che anche voi vediate ciò che noi percepiamo delle anime dei nostri figli. Grazie!» [Mamma di L.]

Senso di accoglienza

«Avete reso, anche quest’anno, questa esperienza del Camp unica e speciale. I ragazzi sono tornati a casa, ma si sono resi conto che sono sempre stati “a casa”, accolti dai vostri sorrisi, dalle vostre parole, accolti con la A maiuscola. È bello sentire che hanno ancora la voglia di raccontare e di raccontarsi; sentire e vedere nei loro occhi quello che hanno vissuto… Sono certa che lo ricorderanno sempre, quindi dal mio cuore, mille e ancora mille grazie a tutte voi per essere la loro “casa”!» [@Mamma di L.]

spring

Primo Convegno di Ohana

Ohana ha organizzato il primo Convegno online, intitolato «A ‘spring’ of changing» e patrocinato dal Comune di Pomezia!

Qual è lo scopo del Convegno?

L’obiettivo di «A ‘spring’ of changing» è quello di avviare in sinergia una riflessione per rispondere in modo concreto, efficace e integrato ai nuovi bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza prodotti dall’emergenza sanitaria.

La domanda cardine

L’evento vuole rispondere ad una domanda fondamentale: qual è stato l’impatto del covid-19 sulla didattica, sull’educazione, sulle relazioni e più in generale sulla comunità?

Le priorità in 4 goal!

Ecco per punti le finalità dei singoli Tavoli di lavoro:

  • Individuare i vantaggi prodotti dall’utilizzo degli strumenti digitali nella gestione della didattica e della relazione tra docente-discenti e educatore-educandi;
  • Esplorare le potenzialità di setting educativi differenti, valorizzando gli spazi naturali e l’ambiente esterno;
  • Osservare ed individuare le modalità che hanno permesso la costruzione e il rafforzamento delle relazioni e degli affetti al tempo del distanziamento fisico;
  • Cogliere l’opportunità dello stato emergenziale per ripensare la comunità come risorsa;

Una metodologia ludica

Il Convegno prevederà l’utilizzo di diverse metodologie formative, proporrà giochi e questionari on line. Sarà introdotto da una presentazione teorica in plenaria e proseguirà con la suddivisione dei partecipanti in Tavoli di lavoro e approfondimento

Quando e dove?

«A ‘spring’ of changing» si svolgerà online, in videoconferenza, il 29 maggio 2021. Inizierà alle 10 e si concluderà alle 16. Sarà prevista un’ora di pausa pranzo.

Chi sono i relatori?

Un pool di docenti e di esperti dei 4 temi approfonditi nei Tavoli di lavoro introdurrà l’uditorio alle principali questioni affrontate. Ecco i relatori del Convegno:

  • Prof. Vincenzo Piccione (Coordinatore dei servizi educativi e dei servizi sociali EPCM MAPPS – Università Roma 3) 
  • Dott.ssa Katia Matteo (Responsabile Ufficio di Piano dei distretto ASL ROMA 6 – Ardea Pomezia) 
  • Dott.ssa Marta Mariani (Giornalista, Italianista, docente di scuola secondaria di Primo Grado e dottoranda presso l’Università Paul Valéry di Montpellier 3)
  • Dott.ssa Ilaria Di Marzio (Psicologa cognitivo-interpersonale e risorsa dell’Area Clinica di Ohana)

A chi si rivolge «A ‘spring’ of changing»?

Il Convegno intende coinvolgere principalmente i professionisti del settore educativo e pisco-sociale operanti sul territorio di Ardea e Pomezia.

Se sei un insegnante, un educatore, un assistente sociale, uno psicologo o una figura affine a queste, sappi che il Convegno è pensato per te!

Come partecipare?

Se ti interessa prendere parte al Convegno, clicca qui e compila il modulo.

«A ‘spring’ of changing» è gratuito!

Tuttavia, ti ringraziamo se vorrai sostenere Ohana con una donazione. Ecco qui la pagina.

Se hai un account PayPal, puoi fare un’offerta cliccando qui.

Grazie!

Ohana

A volte i sogni si realizzano, ci dice Valentina Peri

La parola a Valentina Peri, assistente sociale, fondatrice di Ohana e figura fondamentale della Cooperativa Sociale Onlus.

Abbiamo intervistato Valentina per capire com’è nata l’idea di Ohana e come ha potuto diventare oggi la bellissima realtà inclusiva che è attualmente. Ecco cosa ci ha rivelato.

Come ti è venuto il lampo di genio di fondare Ohana?

“Ohana” è stata una buona idea dopo tanta osservazione: tutto quello che avevo sperimentato nel tempo post laurea tra tirocini, esperienze di volontariato, esperienze professionali nel terzo settore e nelle scuole mi ha dato l’ispirazione giusta.

«Sapevo ciò che non volevo»

Avevo ben chiaro quello che non volevo fare e dove non volevo realizzarlo. Insomma sapevo tutto quello che non volevo essere e guardavo con stupore e meraviglia gli approcci integrati, i metodi multidisciplinari, i luoghi di scambio e confronto di Reggio Emilia, di Barbiana, del nord Europa.

Sognavo ad occhi aperti un posto grande, per tutti!

Mi sono lasciata guidare dall’immaginazione di un posto grande (quello che “Ohana” deve ancora diventare) per tutti, una scuola rivoluzionaria, dove ci si potesse prendere cura di tutti, in modo completo, come insegna Don Milani

«I care», diremmo in inglese. «A me importa!»

Sognavo un posto in cui occuparmi di tutto ciò che amo, dalla didattica alternativa alla possibilità di fare ricerca e sperimentazione, dalla pedagogia del fare alla cooperazione tra bambini, dalla solidarietà tra ragazzi all’attenzione dell’osservazione dei terapisti e terapeuti, con un occhio alla scuola pubblica, sempre.

Valentina, potresti dirci Ohana in 3 parole?

Certo, Ohana secondo me è possibilità, ispirazione e inclusione.

Possibilità

Ohana è possibilità di sperimentare il proprio percorso. Tutto può essere ripensato, riprogrammato, re-immaginato. Perché? Perché tutto muta, cambia, si trasforma.

Ispirazione

Ohana accoglie il cambiamento senza paura, accetta le possibilità nuove, si lascia ispirare dalle storie delle persone, dei suoi bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie.

Inclusione

Ohana cerca fortemente di diffondere i suoi valori dandosi come grande obiettivo l’inclusione, perché i valori di Ohana siano davvero per tutti e condivisi da tutti.

Cosa hai messo nella tua valigia delle competenze?

Come assistente sociale dovrei citare il codice deontologico e i miei mandati, quello istituzionale e quello sociale. Sento molto fortemente la mia vocazione e il mio ruolo.

Nella mia cassetta degli attrezzi c’è l’autoformazione e la documentazione.

Ovviamente nella mia “cassetta degli attrezzi” ci sono gli strumenti tecnici, la documentazione, che è il come cuore del mio fare professionale.

Comunque, io penso di essere la creativa che osserva, ascolta, fa analisi e individua i bisogni immaginando progetti e percorsi possibili. Mi sembra, a volte di vedere nelle persone tutto quello che possono essere e fare, tutte le loro risorse.

Mi piace pensare che Ohana sia quella spinta che fa emergere i talenti e le potenzialità delle persone, così da permettere loro di trovare la strada.

Ohana può e deve ancora crescere. In quale direzione?

Penso che noi di Ohana dobbiamo continuare a formarci, a farci domande, ad aprire le porte e accogliere nuovi approcci. È compito nostro ripensare cosa stia funzionando e cosa no. Siamo una realtà giovane e abbiamo ancora tanto da imparare. Sicuramente non abbiamo ceduto a facili alleanze, tuttavia il percorso verso una polo educativo rivoluzionario è in atto!

Quali sono gli assi nella manica delle risorse umane di Ohana?

Posso dirlo in cinque punti: professionalità, creatività, capacità di stare e sentire il gruppo, flessibilità e apertura

Ohana consiste in gruppo multidisciplinare professionalmente giovane ma fortemente motivato e preparato. 

Cosa sarà Ohana di qui in avanti?

Ohana sarà un posto sperimentale, che non avrà paura dell’innovazione e di fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. Sarà un posto capace di mantenere salda la sua mission e non scorderà mai le sue radici. Sarà perciò un posto per grandi e piccini. Sarà un metodo, un nuovo approccio, una nuova ispirazione!

posto più bello

«Il posto più bello della mia vita»

Le testimonianze di Ohana

Cosa sarebbe Ohana senza testimonianze? Sarebbe un posto in cui forse i “miracoli” qualche volta accadono, ma nessuno ne saprebbe niente. Per questo abbiamo deciso di aggiungere una sezione apposita, dove narrare le esperienze, talvolta davvero straordinarie, di cui i nostri ragazzi sono protagonisti.

La storia di M.

M. ad esempio, arrivò da noi che aveva 8 anni. Aveva origini polacche e una storia affettiva particolare. Presentava un quadro diagnostico che sulla carta poteva sembrare scoraggiante.

La verità fu un’altra. M. aveva un’intelligenza brillante e onnivora; era un bambino curioso e sensibile che avvertiva come schiacciante il peso di portare fuori ciò che è interno, profondo, spesso al limite dell’incomunicabile.

Veniva ad Ohana con le occhiaie per quanto si stancava a scuola.

Valentina lo ricorda insicuro, terrorizzato, quando si faceva la pipì sotto e cedeva sotto il peso delle parole che non riusciva ad esternare.

L’angoscia della “filastrocca da imparare a memoria”

«Abbiamo imparato insieme», ci confessa, «a non nasconderci sotto il tavolo o sotto il banco quando le letterine diventavano illeggibili; a non provocare quando le emozioni si rifiutavano di stare “al loro posto”; a respirare profondamente quando la filastrocca da memorizzare era troppo lunga e la minaccia della maestra troppo pesante».

Se non la impari tutta non fai il lavoretto di Natale!

Non è semplice capire la soglia che sta al limite tra scambio e imposizione, tra confronto e affronto, specie nella routine educativa e dentro la relazione così asimmetrica e talvolta logorante che si instaura nelle classi scolastiche.

Condividere e sostenere

Con M. è stato salvifico partecipare della sua rabbia, del suo senso di ingiustizia, facendo sì che l’umanità di Ohana rappresentasse un semplice alleato, spesso impossibilitato a toglierlo di peso dalle difficoltà, ma capace di provare una profonda e solidale empatia.

«Quel giorno l’ho abbracciato forte, ho pianto con lui e ho smesso di fargli ripetere la filastrocca. Proprio mentre chiedevo alla mamma di trovare insieme una soluzione sana e costruttiva, mi sono voltata e sulla lavagna ho trovato scritto questo:»

«M. ora vive in Polonia», racconta Valentina, «e come tanti bambini passati di qui, non lo scorderemo più».